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ENERGIA
La capacità di compiere un lavoro, applicando
una forza a un corpo. Al consumo di energia diversa da quella fornita dai
processi vitali si mostra proporzionata, nella storia, la stessa durata
media della vita umana, che cresce man mano che si realizza un passaggio
dall'uso delle fonti di energia primaria animale (forza motrice degli animali),
vegetale (soprattutto il legno) e d'altra origine naturale (le acque, il
vento), ad altre fonti di disponibilità meno immediata, benché
presenti in natura, utilizzabili direttamente (carbone, petrolio, gas naturale,
energia geotermica) o ricavabili da elementi naturali (energia elettrica
e nucleare). Per millenni, e in culture e civiltà fondamentali come
quella cinese, egiziana o incaica, l'unica energia sfruttata fu quella umana,
di potenza molto limitata, ma estremamente adattabile e facilmente utilizzabile
quando svolta da grandi gruppi: opere come la grande muraglia cinese, le
piramidi egizie, il sistema viario incaico e quello romano furono realizzate
utilizzando esclusivamente energia umana. Solo a partire dal XVI secolo
in Europa l'uso di altre fonti energetiche superò quantitativamente
quello di energia umana. Ciò non significa che fin dalla protostoria
non fossero conosciute e usate forze diverse, ma nel complesso dell'energia
sfruttata quella dell'uomo era prevalente. L'energia animale, usata per
scopi bellici e agricoli, ebbe un limite nella tecnica dei finimenti almeno
fino ai secoli X-XI, e solo da allora poté essere usata per altre
attività. Nello stesso periodo in Europa furono migliorate le tecniche
per la combustione dei vegetali, da tempo immemorabile utilizzata nell'ambito
della metallurgia, e per l'uso dell'energia idraulica e di quella eolica,
applicate in ambito agricolo, senza però che si potesse superare
lo stadio della navigazione a vela, del mulino a vento, della ruota idraulica.
L'invenzione della macchina a vapore (XVIII secolo) permise la trasformazione
dell'energia termica in energia meccanica. Da quel momento si stabilì
una stretta connessione tra macchina a vapore, industria del carbone (che
la produceva) e industria siderurgica (che la utilizzava), che durò
fino a tutta la prima metà del XIX secolo, e cioè fino a quando
non si aprì l'epoca del motore a combustione interna con l'uso dei
combustibili liquidi derivati da una nuova fonte di energia, il petrolio.
La turbina e il generatore elettrico a corrente alternata permisero l'uso
di una fonte energetica altrimenti inutilizzabile, l'elettricità.
A partire dagli anni cinquanta del Novecento (nel 1954 si avviò una
prima centrale elettronucleare sperimentale in Urss) entrarono in funzione
reattori nucleari per la produzione di energia elettrica. L'uso dell'energia
solare, superata la fase sperimentale, acquistò rilievo economico
a partire dagli anni sessanta. La spinta alla sua utilizzazione, insieme
a un nuovo interesse per energie "pulite" e rinnovabili come quella eolica,
venne dalla constatazione dei danni ambientali provocati dall'uso esteso
di combustibili, peraltro destinati all'esaurimento come il petrolio, della
pericolosità delle centrali nucleari (l'incidente alla centrale sovietica
di Chernobyl avvenne nel 1986, ma molte altre volte prima e dopo fu sfiorata
la tragedia in impianti di diversi paesi), dell'impatto ambientale dei grandi
bacini idroelettrici, esposti anche al rischio di crolli o di attentati
terroristici. La disponibilità di fonti energetiche, indispensabile
ai paesi industrializzati per mantenere e aumentare il loro ritmo produttivo,
fu anche all'origine di tensioni e conflitti internazionali che coinvolsero
in particolare i paesi produttori del medio Oriente, alcuni dei quali (Kuwait,
Arabia saudita, Emirati arabi) avevano ricavato dal petrolio la loro unica,
e improvvisa, ricchezza.
R. Villa
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